Alessandro Magnasco nacque a Genova il 4 febbraio 1667. Si trasferì a Milano probabilmente intorno al 1677 ed entrò come allievo nella bottega di Filippo Abbiati (1640-1715), uno dei pittori milanesi più noti. Le prime opere datate, la Riunione di quaccheri (1695) e la Processione di cappuccini (1697), attestano come in questi anni l’artista si sia già attivamente inserito nell’ambiente della “pittura minore”, con quel ruolo di specialista di piccole figure che continuerà a ricoprire per tutto il corso della sua lunga attività, in stretta collaborazione con paesaggisti come Antonio Francesco Peruzzini (1643/46-1724) e con pittori di rovine architettoniche come Clemente Spera (1662 circa-1742).

La sua presenza è documentata a Firenze nel 1703 assieme al Peruzzini, dove lavorano insieme per il Gran Principe Ferdinando de’ Medici. Qui incontra Sebastiano Ricci (1659-1734), con il quale rimane in contatto anche dopo il soggiorno fiorentino. A Milano (1709) l’artista, che risulta affiliato all’Accademia di San Luca, lavorò per prestigiosi committenti come i Borromeo, i Visconti, i Durini, realizzando numerosissime scene di vita monastica, soggetti picareschi di zingari e vagabondi, raffigurazioni mitologiche e figure di lavandaie e viandanti in paesaggi, oltre ad alcune riunioni di quaccheri e sinagoghe. Per il conte Gerolamo di Colloredo (1674 – 1726), governatore austriaco di Milano dal 1719 al 1725, il pittore eseguì le quattro grandi tele – dai soggetti analoghi – oggi presso la Pinacoteca dell’Abbazia di Seitenstetten (Austria). Nella fascinazione delle tenebre, nella dissoluzione delle forme e nel severo discorso morale di gran parte della sua opera si evidenzia il suo dissenso rispetto alla cultura figurativa contemporanea. Probabilmente nel 1733 il pittore torna a vivere nella città natale, dove muore nel 1749.


Estratto da un saggio di Fausta Franchini Guelfi per il catalogo :
Alessandro Magnasco (1667-1749) La vita e le scelte dell’artista fra Genova e Milano

CanessoAlessandro Magnasco, La Dissipazione e l’Ignoranza distruggono le Arti e le Scienze, collezione privata
(già Parigi, Galerie Canesso)
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